Realtà a confronto

Ciao Camilla!

Io sono sempre stata un maschiaccio, sono sempre stata attratta più da macchinine e lego che dalle Barbie (mi chiamavano la femmina maschio), crescendo sono arrivate le passioni per le moto, i fumetti e gli sport. Molte volte mi hanno detto “eppure ero sicuro tu fossi lesbica”.
Quando ero alle superiori non rientravo in nessuna categoria, non ero così la solita teenager presa dalla moda, dal trucco e dai ragazzi, ero praticamente ignorata da tutti, ho avuto un disturbo alimentare perché  non riuscivo a capire e spiegare come mi sentivo e cosa provavo, perché ero cmq attratta dai maschi quindi l’ipotesi di essere gay non regevva. Dopo le superiori mi sono iscritta a medicina, fu un incubo immenso! Il mio abbigliamento era molto gender neutral, infantile anche se vogliamo perché non riuscivo a trovare vestiti da “donna” che mi facessero sentire a mio agio, e questo alla facoltà di medicina non era ben visto.
Non ho mai sentito di essere un maschio nel corpo sbagliato, ma non sono neanche mai stata una femmina al 100%,
quindi non sapevo bene come spiegare il mio disagio.
Ho iniziato a fare delle ricerche su internet ed ho imparato di più dell’identita’ di genere, che il genere e’ fluido e non binario, e che l’identità di genere e orientamento sessuale non sono assolutamente correlati. Tante cose nella mia vita hanno iniziato ed avere un senso, ed e’ stato lì che ho capito che non volevo essere un medico ma volevo aiutare altri ragazzi e bambini come me (molti documentari e studi esteri erano incentrati su bambini e ragazzi), volevo risparmiare a loro tutte le ansie, insicurezze e dolore psicologico che avevo sofferto io senza capire il perché. Ho iniziato a cercare informazioni in Italia su bambini e ragazzi transgender e gender non comforming ma nel 2012/13 non ho trovato notizie.
Ho cercato informazioni su una possibile carriera come gender therapist ma anche i miei prof alla facoltà di medicina non avevano idea di cosa io stessi parlando, l’unica soluzione che mi hanno dato era una laurea in psicologia indirizzo sessuologia. Non era assolutamente quello che io volevo fare. Allora ho iniziato a cercare all’estero, il Nord America e’ stato dove ho trovato piu materiale.
Ho contattato alcuni gender therapist in California ed ho chiesto “consiglio” a loro su quale fosse il percorso migliore da fare per raggiungere il mio obiettivo: gender therapist per bambini e ragazzi. Ho deciso di iniziare con una BA in Child and Youth Care, e il Canada era un paese che mi sembrava meno razzista ed ipocrita degli Stati Uniti. Ho detto ai miei genitori che volevo lasciare la facoltà di medicina al secondo anno e che volevo andare a studiare all’estero (non ho detto tutta la verità sul perché), passato lo shock per non essere l’ennesino medico nella nostra famiglia mi hanno cmq supportato (le tasse universitarie da studente interazionale sono cmq esorbitanti, senza il loro aiuto economico non potrei essere qui).
Il mese prossimo mi laureo in Child and Youth Care e a settembre iniziero’ il master in Women and Gender Studies. Dopo il master mi attende il Phd in Counselling Pshycology.
Qui in Canada la situazione e’ decisamente migliore ristetto all’Italia, molto più aperti alle nuove teorie e a supportare anche i bambini sin dall’asilo. Per darti un’idea…lo scorso anno ho fatto tirociano in una High School, la scuola aveva circa 1500 studenti, e nel GSA (Gay-Straight Allenace) club che gestivo c’erano 23 ragazzi LGBT+. Non so se in italia nel 2018 ci siano 23 ragazzi gay, transgender e gender non comforming, tutti dichiarati, in una scuola di 1500 ragazzi. Certo non e’ perfetto, c’e tanto lavoro da fare ancora ma venendo da un paese come l’Italia a me sembra quasi Utopia.
La differenza più grande e’ che, anche se omofobia e trasfobia sono presenti, lo Stato si batte per l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini. La settimana scorsa e’ passata una normativa per cui in tutti gli uffici federali, gli impiegati non dovranno piu rivolgersi agli utenti con il titolo di Miss, Mr o Mrs basandosi sul nome dei documenti o sull’espressione di genere ma dovranno chiedere al diretto interessato che pronome, e di conseguenza titolo, preferisca venga usato. Qualcuno dice che si sta esagendando e che non stanno facendo altro che confondere i bambini ed i ragazzi con tutte queste idea ridicole del genere fluido, ma lo stato e’ andato cmq avanti per supportsre tutti i suoi cittadini.
Il mio progetto per il futuro e’ lavorare in Nord America, Canada o California, ma voglio cmq collaborare con l’Italia. Vorrei che i GSA arrivassero anche in Italia, le scuole da noi sono uno dei primi luoghi dove i ragazzi vengono presi in giro, non solo dai compagni di classe ma anche dagli insegnanti. I nostri ragazzi LGBT+ meritano molto di più di quello che hanno. Le statistiche qui dicono che LGBT+ youth sono quelli a maggior rischio di abbandono della scuola e quindi maggior rischio di poverta’. Non ho motivo di credere che in Italia le cose siano diverse. Mi piacerebbe magari un giorno sviluppare qualche progetto con te, al momento credo tu sia l’unica in Italia che si stia battendo in questo settore per i bambini e ragazzi.
Io mi identifico come gender non binary, se devo usare un termire androgeno e’ quello che preferisco (per abitudine uso il pronome she/her ma non mi identifico al 100% con il genere femminile), pansessuale come orientamento sessuale, e la mia espressione di genere e’ decisamente maschile. Qui a Toronto mi sento libera di essere me stessa, in Italia sono tornata per la prima volta lo scorso anno ed ho cmq dovuto modificare un po’ quello che e’ ormai il mio modo di vestire. Non mi sento ancora a mio agio ad esprimere chi sono con i miei amici e la mia famiglia.

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