Duemiladiciassette

LE COSE FATTE

E’ stato un anno lungo questo 2017 e sono successe davvero tantissime cose. Ho iniziato completamente da sola e sono finita in Senato con altre famiglie.

Sembra tutto molto strano soprattutto per me che non ho mai amato stare al centro dell’attenzione. Però allo stesso non ho mai nemmeno avuto paura di nulla (a parte ragni, luna park e aerei)  e quando credo che sia troppo agisco e, ecco, che in Italia ci fosse ancora questa totale inconsapevolezza riguardo al diritto alla propria identità di genere a un certo punto ha iniziato a farmi veramente innervosire.

Mi piacerebbe fare un breve riassunto delle cose che siamo riusciti a ottenere in questo anno perché questo sia di incoraggiamento per chi ancora ha paura:

  • Partiti ognuno in solitudine siamo riusciti a aggregarci in un cospicuo numero di famiglie che si supportano e condividono senza timori storie e dubbi. Totalmente privi di appoggi istituzionali sentiamo però la forza della nostra unione e leggiamo l’incoraggiamento della gente comune che, a parte i cretini che sempre ci saranno, ci incoraggia in un cammino difficile, ma finalmente avviato.
  • Le famiglie  sono state fantastiche. Ognuna mi ha contattata piena di paura per poi trasformarsi in un trionfo di accoglienza verso i propri figli. Osservare come le titubanze si siano subito trasformate in “shopping assertivo” è stato fantastico. Ascoltare i racconti dei genitori che piano piano realizzavano il sogno dei propri figli soddisfacendoli nelle loro richieste (la gonna di tulle, i capelli corti, i capelli lunghi, la casa di Barbie, la festa di compleanno sempre desiderata) è stato commovente e incoraggiante. È stato come se il passo di ognuno fosse via via quello di tutti. Ognuno nella propria città, ognuno col proprio background culturale, il proprio assetto sociale eppure tutti insieme. Persone che spesso non si sono mai viste, ma che si sono unite per lo scopo comune attraverso uno dei pochi gruppi whatsapp utili da quando whatsapp è stato creato!
  • La stampa, quella buona, ci è stata di grande supporto. I giornalisti più seri ci hanno raccontato dandoci coraggio verso un’Italia che non è tutta così ottusa. Le testate più importanti, così come anche le televisioni di stato, hanno finalmente aperto le loro porte. Aiutate sicuramente dalla nostra sincerità e pacatezza. Abbiamo affrontato con lucida realtà la vita che viviamo ogni giorni e questo è stato accolto con affetto e predisposizione all’ascolto. Sono fiduciosa che le cose andranno sempre meglio e che la gente capirà sempre di più attraverso le storie pulite e vere dei nostri bambini e che capirà anche le storie di chi bambino non è più abbandonando il giudizio e passando invece all’accoglienza.
  • Mi sono state offerte molte occasioni di confronto. Molte, devo ammetterlo, le ho rifiutate. Non ho voluto infatti che le nostre storie diventassero un caso mediatico da fuochi d’artificio che poi finiscono e torna il silenzio. C’era chi mi consigliava di andare a parlare ovunque, di cavalcare l’onda. Ma io non volevo cavalcare un’onda che poi si sarebbe infranta. Volevo fare comprendere l’immensità del mare in cui tutti navighiamo. Perché ognuno di noi ha un’identità che deve essere rispettata e finché questo concetto non viene piano piano interiorizzato da tutti non si potrà arrivare al cambiamento. Ecco che allora posso essere sembrata snob e magari anche un po’ ingrata nel rifiutare a volte certe proposte, ma credo veramente che i cambiamenti avvengano con tempo, costanza e presenza.
  • All’inizio del 2017 nessuno aveva mai affrontato in una sede istituzionale l’argomento dell’identità di genere nell’infanzia. Sicuramente ci avevano provato, ma anche i gruppi più antichi di attivisti avevano sempre trovato difficoltà: un po’ perché mancavano le esperienze personali da raccontare, un po’ per il famoso “movimento anti-gender” che nessuno ha ancora capito bene cosa sia ma che ha sempre fatto tanto rumore e creato tanta paura. Noi nel nostro piccolo siamo arrivati prima in Regione Toscana con un convegno che è stato molto difficoltoso nella fase organizzativa perché ha trovato l’opposizione delle forze politiche di destra (come se  l’identità avesse una destra e una sinistra) ma che poi si è risolto in un trionfo di partecipazione e affetto che ha fatto commuovere tutti. Dulcis in fundo abbiamo concluso l’anno in Senato. Sì al Senato dell Repubblica Italiana. Devo essere sincera: provo una sorta di amore e odio verso questo incontro. Non è stato ciò che io personalmente mi aspettavo. Ma forse ero stata un’illusa a credere che in tanto poco tempo avremmo suscitato l’interesse dei “grandi”. Forse io ragiono anche un po’ troppo per ideologie e principi credendo che i politici siano a disposizione della gente e non la gente a disposizione dei politici. Non siamo noi che con le nostre tasse forniamo loro gli stipendi? In quale altra azienda  è il datore di lavoro che deve sottostare alle regole del dipendente? Ma capisco che credere che non dovrebbe  essere così sia davvero al momento un’utopia e cerco di vedere l’ottimo risultato nel fatto che una istituzione tanto importante abbia dato segno di apertura offrendoci una sala in cui poterci raccontare. Sicuramente la cosa rimarrà come un precedente per poter avviare dei discorsi futuri.
  • Nel 2017 la pazientissima casa editrice Manni, nella figura di Agnese, ha pubblicato circa 190 pagine scritte da me. Non solo ma il libro è stato comprato e letto ed è piaciuto e mi sono state dette cose bellissime al riguardo e mi è stata offerta varie volte anche la possibilità di trasformarlo in qualcosa di più da persone “importanti”. Mi rendo conto che si sta davvero iniziando a muovere qualcosa e pensare di aver dato un contributo ovviamente mi rende felice.
  • Last but not least, anzi è forse la cosa più importante di tutti: uno dei più importanti ospedali pediatrici italiani si è messo in contatto con me perché io lo aiuti a creare un servizio di supporto alle famiglie con bambini con una identità di genere atipica e per fare informazione sull’argomento. Ha dato piena disponibilità e accoglienza a noi famiglie per iniziare a dare la vera svolta a tutta questa storia che parla semplicemente di libertà e rispetto. Non solo ma conta sulla nostra esperienza. Finalmente qualcuno che si muove sulla giusta strada e cioè guardando a cosa succede fuori dall’Italia e sapendo che sono i genitori i maggiori esperti e non le tavole obsolete e i saggi scientifici di qualche mummia di 40 anni fa. Ogni volta che penso a questa cosa mi commuovo perché mi sono sentita talmente sola in tutti questi anni che l’idea che invece le nuove famiglie sapranno subito a chi chiedere consiglio, non solo ma che il consiglio arriverà da un luogo tanto conosciuto da legittimarli immediatamente, mi fa tirare davvero un enorme sospiro di sollievo.

 

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