Tutti insieme

Dopo la pubblicazione dell’articolo che riguardava mio blog uscito su La repubblica Firenze del 3 febbraio scorso, sempre Repubblica Firenze ha intervistato il team dell’ospedale di Careggi. Credo sia stato molto importante il “botta e risposta” e la presenza di una equipe di medici che ha avuto a cuore la necessità di noi famiglie di una maggiore informazione. Credo che un cammino parallelo tra famiglie che iniziano a non aver più paura e medici che parlano di cosa sia questo tanto “temuto fenomeno” possa piano piano portare il nostro paese alla comprensione e alla accettazione. Certo non sarà una cosa facile né veloce. Gia nel 2013  ( 2013 careggi )si era parlato della volontà da parte del reparto di Medicina della sessualità e andrologia diretta dal prof Maggi di occuparsi in maniera più “attenta” della diagnosi precoce della disforia di genere, ma la questione aveva sollevato non poche polemiche tanto che ad oggi, tre anni più tardi i bloccanti della pubertà vengono usati ancora come “salvavita”…il che in parole povere vuol dire che prima tuo figlio deve ridursi ai minimi termini tra depressione e pensieri suicidi più varie ed eventuali e poi si può intervenire. E’ interesse di tutti che le cose cambino. Perché questo avvenga serve fare informazione intelligente e delicata affinché da una parte le famiglie che si trovano da sole ad affrontare questa situazione escano allo scoperto senza sentire il peso del giudizio della società e dall’altra non si crei alcuna polemica che possa compromettere il lavoro stesso dei medici.  Ho visto tra la mia intervista, che voleva rappresentare una sorta di richiesta di aiuto da parte delle famiglie e l’intervista (concessa) all’equipe di Careggi un parallelismo davvero molto importante. Un ulteriore dato non trascurabile è stato anche che La Repubblica abbia pubblicato insieme all’articolo sull’ambulatorio di disforia di genere di Careggi, l’articolo sulle polemiche riguardo allo spettacolo “Fa’afafine, mi chiamo Alex e sono un dinosauro” che parla appunto di un bambino che non si riconosce ancora in un genere ben preciso e un quarto articolo che parla di insegnamento oltre gli stereotipi. Famiglie, medici, insegnanti, artisti, giornalisti tutti insieme  infatti dobbiamo camminare gli uni accanto agli altri facendo informazione perché ci si possa insieme avviare verso un futuro più informato e sereno.

Chi non avesse letto l’articolo Repubblica Firenze del 4 febbraio 2017 clicchi qui

LA_REPUBBLICA_(ED

 

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